Quarto potere è un film di successo, della prima metà del Novecento, che ha messo in evidenza il potere che è nelle mani della stampa. E' un potere, nuovo, che si affianca a quelli tradizionali (Esecutivo, Legislativo, Giudiziario. Poteri in origine rappresentati, in Inghilterra, da: re, camera del lord, camera dei comuni)
Dire quarto potere è, quindi, dire la stampa e la sua influenza nell'indirizzare l'opinione pubblica.
Ossia dei giornalisti (Coloro che scrivono raccontando fatti) e degli editori (Coloro che investono i loro denari pubblicando giornali).
La stampa, ora più che mai, dovrebbe avere come scopo la ricerca del significato delle cose. Il compito del Giornalista dovrebbe essere quello di raccontare, descrivere, fatti e riportare commenti e interpretazioni col solo scopo di far ragionare il cittadino con la propria testa; il più possibile senza condizionamenti.
Alla ricerca della verità. Verità che non dovrebbe, mai, essere sottaciuta o nascosta al popolo, per gli interessi di parte.
La crescita del potere della stampa, nei sistemi a democrazia parlamentare, è derivata dall'indebolimento del concetto di democrazia. La stampa è, quindi, cresciuta sulle fondamenta del diritto di far conoscere, sempre, tutto a tutti. Concetto che, col tempo, si è "venuto a modificare", riversando sempre maggiore interesse verso i poteri istituzionali o altri interferenti.
Quella del Giornalista è una delle professioni più belle e importanti della nostra società. A patto che esso professionista non sia, e non appaia, mai, come servo del potere (Chiunque esso sia). Il Giornalista è quello che pone domande, quasi mai comode, a chi detiene il potere. Se le domande che pone sono ammiccanti e accomodanti allora non è Giornalista. E', semplicemente, uno scrivano, che, in genere, non scrive neppure. Infatti, riporta note e osservazioni che altri hanno scritto e che lui ha il compito, servile, di diffondere.
I Giornalisti, comunque, sono lo specchio della società in cui si vive. E la società attuale si può definire in ogni modo, ma, certamente, non particolarmente evoluta.
In Italia è molto difficile trovare dei veri Giornalisti. Quasi sempre i media mostrano firme di scarso livello, magari esperti di "copia e incolla", ma privi della capacità di accendere punti di domanda sui vari argomenti che interessano la società. E' il potere esecutivo ed economico che plasma i "lavoratori del settore" secondo gli interessi.
E, per rendersi conto della situazione, basta accendere il televisore e sintonizzarsi sulle reti pubbliche e private. Sia che si parli del potere politico, sia che si parli del potere finanziario. Spesso vengono riportate notizie edulcorate. Prive di significato.
Forse aventi solo la funzione di confondere il prossimo. Oppure di indirizzarlo al non pensiero. Il guaio è che senza la forza di cambiare canale o di spegnere la TV si rischia di diventare assuefatti al sistema. Un clone.
Lo stesso ragionamento vale per i giornali (Cartacei oppure on-line). Quasi tutti somiglianti tra loro.
I lavoratori del settore, spesso, in modo conscio o inconscio, tendono a raccontare circostanze infondate, prive di alcun fondamento, col solo di convincere gli utenti. Consci del fatto che anche una notizia notoriamente falsa, se viene riportata, tante volte, come vera, alla fine, la gente si convince che debba essere considerata vera. Anche se si sa che è falsa. A questo punto tutto diventa opinabile, e la stessa Verità perde la sua importanza. Non serve più a niente conoscerla.
E' sempre più frequente l'abbandono, da parte dell'utente, dei notiziari. Molta gente non si riconosce nella modalità operativa vigente del quarto potere. Potere sempre più adeso ad altri. E, in quanto tale, non più potere autonomo, reale, vero.
Nelle democrazie parlamentari il rischio di deragliamento istituzione (Spesso, in modo subdolo, è messo in atto da coloro che vogliono un maggiore accentramento, nelle loro mani, del potere) è sempre molto forte e per tale motivo i Giornalisti dovrebbero essere i difensori intellettuali delle istituzioni. Ma, allo stato attuale, è raro che tale circostanza si verifichi.
C'è solo da sperare nelle nuove generazioni. Nella ripresa efficace degli ideali. Nel rifiuto di compromessi.
Il Giornalista, per essere tale, deve essere scomodo per definizione. Ma come fa ad essere scomodo quel giornalista che vive da yes-man, nel cerchio magico del politico di turno?
Come fa quel giornalista, in quelle condizioni al contorno, ad essere sereno, obiettivo, scomodo con chi rappresenta il potere? Come fa ad impostare un testo, ad acquisire i dati di un fatto, a descrivere un contesto, a porre domande scomode, a parlare di cause, di circostanze scaturigine e, infine, un commento intelligente che stimoli il lettore a ... ragionare con la propria testa?
Solo un Giornalista libero, eretico, depositario di valori non di parte è capace di fare domande che potrebbero mettere in difficoltà chiunque; anche chi gli sta simpatico.
I giornalisti, invece, sono quasi sempre di parte e, in ogni caso, non sembrano capaci di criticare apertamente, per evitare di arrivare alla lesa maestà, del potente di turno.
I giornalisti sono coloro che per far salire la loro popolarità si attaccano al codazzo dei potenti. Il giornalista, mistificante, è colui che non ha alcun interesse andare alla radice di un problema. A lui interessa e basta sapere cosa pensa del problema il potente (Politico, ...) di turno. Tutto il resto non è importante. E da questo punto di vista si ritorna alla domanda base:
"Ma la verità interessa ancora a qualcuno?"
No. Nella società in cui viviamo la verità non è interessante. Non serve. Non tira. E se non serve tanto vale non perdere tempo e denaro per andare a cercarla.
Questo tipo di figura, però - si potrebbe pensare - dovrebbe avere il buon senso di non presentarsi al pubblico come un idealista, un intellettuale. Si presenti per quello ch'è. Un lavoratore dipendente che svolge le funzioni che gli vengono assegnate dal suo datore di lavoro, e che lui svolge col massimo della sua solerzia. In attesa di gratifiche e riconoscimenti economici. Sempre senza dimenticare la presenza di una "famiglia a cui portare il cibo quotidiano". All'inizio. Poi, senza alcun dubbio arriveranno i riconoscimenti del potere. E il cerchio, magico o non magico, si chiude ...
Il vero Giornalista va ad indagare le cause scaturigine, si attacca ai luoghi e alle persone, quelle reali comuni. Quelle non famose, che, però, non fanno notizia.
Ma se questa è veramente la realtà esistente in Italia, sarà inevitabile lo svilimento, l'evaporazione, la perdita di credibilità di questa osannata (Forse anche troppo) professione. Processo che porterà alla abolizione dei Giornalisti e alla nascita e crescita dei "raccontatori video" dei fatti.
Come, da tempo, si fa in USA, ove con le dirette-live un operatore alla camera di ripresa e un addetto (Spesso logorroico) riportano immagini dal luogo d'interesse, intervistano la gente (Che in genere da risposte banali), riportano scarni reiterati commenti.
Quella del Giornalista è una professione alla deriva?
Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia. Il resto è propaganda.
P.S.: L'uso della parola con G (maiuscola) e con la g (minuscola) non è casuale. E' significativo.