-Stato alluvionale in Emilia Romagna.
Il recente evento atmosferico verificatori in Emilia Romagna ha portato anche la gente comune a porsi delle sacrosante domande sul perché ci sono stati questi terribili ed estesi allagamenti, sul perché dopo tanti giorni non si è riusciti a far smaltire queste acque meteoriche verso il Mare Adriatico.
Mi fa piacere constatare che anche alcuni amici, certamente non del settore, in questi giorni, parlano, discutono, di Ambiente, di Geologia, di Ingegneria Idraulica. Come è giusto che sia, per ogni argomento che riguarda la vita sulla Terra.
L'argomento d'interesse è molto delicato e richiede una certa sensibilità, una discreta conoscenza del settore, una buona dose di buon senso. Senza lasciarsi, eventualmente, condizionare da posizioni di parte.
Davanti a questo problema che ha colpito, gravemente, la bella Emilia Romagna, prima di ogni altra cosa bisognerebbe porsi queste domande:
-1. Perché è successa questa terribile tragedia? Perché? Quali sono le cause, tutte, che l'hanno partorita?
-2. Cosa è possibile e necessario fare affinché questa tragedia non si ripeta né in Emilia Romagna, né in altre regioni.
I Giornali, le Televisioni, i Media, hanno affrontato e continuano ad affrontare il problema sotto i vari aspetti (Climatico, Idraulico, Idrogeologico, Ingegneristico). Concordo su alcune delle cose dette e fatte. Altre cose non fatte dovevano essere fatte. Ma son cose, comportamenti, che si verificano costantemente in tutta Italia.
1). Perché è successa questa terribile alluvione? Quali le cause?
E' successa perché, in modo eccezionale, in quell'area particolare sono state registrate eccezionali precipitazioni atmosferiche. Eventi rari per quella zona definita, in via di massima, a Sud dell'asta fluviale del Pò, ad Est dell'Appennino Romagnolo e il Mare Adriatico. Zona di natura alluvionale, ricavata e modellata (Riempiendo incavi, livellando terre, realizzando canali di smaltimento delle acque meteoriche. Nei primi anni del Novecento in quella zona i cosiddetti "carriolanti" la mattina presto si alzavano e partivano col loro attrezzo per andare a lavorare in quella grande azione di bonifica idrologica) grazie al lavoro certosino della gente del posto. In parole semplici il suolo sotto lo strato di campagna iniziale è costituito da terreno riportato scarsamente consolidato, anche in virtù delle condizioni di coltivazioni intensive presenti. Con scarsa coesione.
Le cause sono certamente da ricercare nel fatto che immense quantità d'acqua evaporate dal mare Mediterraneo sono evaporate e si sono venute a trovare nell'ambito di un intenso vortice che le ha fatte precipitare, in modo molto intenso, in un ambito molto ristretto. La presenza del Mare e del vicino Appennino, certamente, hanno agito come concausa di tale effetto.
2). Cosa fare per evitare il ripetersi di questi eventi?
Per agire sui cambiamenti climatici l'azione protettrice dell'uomo ha bisogno dell'iniziativa di contesti continentali, non locali. Quindi, in tale argomento non entro nel merito.
Certamente, nel piccolo, la domanda che ci dobbiamo porre è se gli effetti negativi relativi alle conseguenze portate potevano essere evitate.
Tutte le zone poggianti su suoli di natura alluvionale hanno in sé una potenziale incertezza per la loro capacità ad affrontare i pericoli di natura idrogeologica. E, in quanto tali, dovrebbero essere attentamente curate con una manutenzione diffusa e adeguata. Così come fanno le popolazioni dei Paesi Bassi. I corsi d'acqua, aventi alveo a sezione limitata da argini, per norma e per buon senso, vanno, costantemente, verificate dal punto di vista statico e da quello funzionale. L'acqua da essi portata deve essere smaltita, verso il mare, eliminando qualsiasi impedimento ostativo del normale deflusso. L'acqua, anche in seguito ad intense alluvioni deve avere la possibilità di incanalarsi verso i corsi d'acqua e da essi verso il mare. La presenza di zone ancora allagate dopo circa 15 giorni dall'evento meteorologico porta in nuce una semplice considerazione: L'acqua meteorica trova vari impedimenti nel suo naturale deflusso verso il mare. tali impedimenti dovranno essere eliminati, ricorrendo alla realizzazione di un adeguato sistema (Capillare, gerarchico, con diffusa tramatura) di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche superficiali. In assenza di razionali interventi in tal senso, inevitabilmente, tale fenomeno sarà destinato a ripetersi.
In sintesi, l'uomo, nel contesto locale, può agire nell'attenuazione degli effetti derivanti dall'evento, non nella eliminazione dell'evento stesso.
Infine sarà compito della Protezione Civile rivedere alcune problematiche al fine di assicurare la sicurezza delle persone e magari fare di più anche per la vita degli animali.
-I Fiumi visti come dei cavalli imbrigliati.
I fiumi e i torrenti non devono essere concepiti e gestiti come se fossero dei cavalli addomesticati o da addomesticare, e quindi usati secondo le determinazioni, le volontà economiche, dell'uomo. Essi sono stati nel passato remoto e sono nel presente dei beni che vanno tutelati e salvaguardati, ma con giudizio ed accortezza.
Gli argini, per esempio, non possono e non debbono essere considerati come delle cavezze, delle briglie, per guidare il corso dell'acqua. La loro delicata funzione suggerisce un controllo costante al fine di evitare la perdita di capacità statica sotto l'azione di una sempre più accentuata pressione idrostatica e dinamica.
Dal punto di vista del principio essi dovrebbero poter avere una vasta larghezza di alveo al fine di consentire il classico percorso a serpentina del corso d'acqua. Percorso che favorisce un abbattimento dell'energia dinamica posseduta dall'acqua in movimento, oltre ad una efficace azione di trasporto di materiale solido (Sabbia, Limo, Ciottoli, Ghiaia) verso il mare. Col conseguente naturale ripascimento costiero. Ma tale ipotesi si scontra, come ben noto a tutti, con i vari secoli di presenza antropica che hanno portato ad un restringimento, sempre più spinto, dell'alveo. La necessità di spazio vitale per tutte le attività produttive create dall'uomo la larghezza degli alvei, quasi sempre, è stata ridotta fino a dimensioni di scarsa saggezza. L'uomo con tali riduzioni ha dimenticato che ogni tanto i fiumi portano tanta di quella acqua da non poter essere contenuta nei limiti canonici, con la conseguente inondazione delle aree adiacenti il corso d'acqua.
-Alveo.
Il concetto di principio (Vasta larghezza dell'alveo) si scontra con lo stato di fatto (Scarsa larghezza dell'alveo) di quasi tutti i corsi d'acqua in Italia. Quindi, l'azione di tutela e protezione dell'esistente corso d'acqua non può che passare dall'analisi delle condizioni al contorno dello stesso. Dimenticando il concetto teorico di come avrebbe dovuto essere configurato il particolare corso d'acqua. E, qui, ritorna in gioco il buon senso di cui ogni amministratore e ogni tecnico dovrebbe possedere e mettere in opera per la protezione del costruito e per la sicurezza dell'ambiente e della Popolazione interessata.
E, quindi, non posso non dire che se non ci sarà, a livello governativo, la forza e la volontà di effettuare tutte quelle attività di cui tutti gli addetti ai lavori sanno, ma nessuno ha il coraggio di dire, il rischio del ripetersi di altre tragedie come questa dell'Emilia Romagna è elevato. Specialmente nelle aree pianeggianti, con poca pendenza verso il mare o verso le direttrici di smaltimento.
Confronto.
Degli autorevoli studiosi del settore hanno parlato della necessità di lasciare i fiumi senza alcun vincolo nel loro argine naturale, magari con alveo molto largo.
Fiumi come il Tagliamento. Tale opzione sarebbe veramente interessante, ma bisogna riconoscere che essi rappresentano, nel contesto della nostra Penisola, casi rari. In quel caso il corso d'acqua è privo di arginature artificiali per la presenza di una vasta area pianeggiante ad esso destinata. Tale configurazione da la possibilità al fiume di svolgere la sua corsa verso il mare sviluppando tante serpentine, con più di un corso idrico. Così facendo, naturalmente, sono attenuati gli effetti dinamici dell'acqua. Con i vari insediamenti urbani ubicati, quasi sempre, ai margini della zona pianeggiante immediatamente interessata dalla presenza del fiume.
Tale circostanza non trova, e non può trovare, alcun riscontro con la zona (Area con caratteristiche alluvionali, realizzata con l'intervento modellante dell'uomo. Con corsi d'acqua modellati a savanella regolare ed argini di protezione in esame. Nella vasta zona pianeggiante Romagnola il principio della possibile potenziale esondazione dei corsi d'acqua non poteva essere applicato con la stessa saggezza dei contadini Friulani. La pianura Friulana è di natura sedimentaria, mentre quella Romagnola è di natura alluvionale (Con scarsa resistenza ai movimenti idrici).
Nel Friuli il fiume ha la possibilità, come prima ricordato, di modificare, anche sensibilmente, il suo percorso nella sua vasta area a disposizione. In Romagna ciò non è possibile per la presenza di importanti arginature e per la presenza di ridotte dimensioni in larghezza dell'alveo.
In entrambi i casi i corsi d'acqua, anche se con modalità diverse, depositano sul fondo dell'alveo il materiale solido portato. Tali depositi implicano, dal punto di vista idrologico, conseguenze diverse. Inessenziali nel caso di riferimento; di estrema importanza nel caso Romagnolo. In questo secondo caso, infatti, il deposito del materiale sul fondo dell'alveo comporta una riduzione della sezione idraulica, con un conseguente innalzamento del livello di quota libera dell'acqua scorrente. Innalzamento che se progressivo può portare alle esondazioni.
All'allagamento delle aree adiacenti l'alveo. Con conseguenti impedimenti al normale deflusso delle acque. E ciò, in particolar modo, nelle zone pianeggianti con scarsa pendenza dei suoli. Come in Romagna. Il problema dei sedimenti e del loro processo di deposito lungo il corso d'acqua spesso è legato alla presenza della vegetazione spontanea che spesso cresce in prossimità degli argini e molto più spesso di quanto non si creda all'interno degli stessi alvei.
La presenza di vegetazione spontanea, anche di alto fusto, nell'ambito dei corsi d'acqua con le caratteristiche del Tagliamento hanno un'incidenza di scarsa importanza nel percorso idrico. L'incidenza diventa estremamente importante in presenza di corsi d'acqua individuati da nette arginature, come quelli Romagnoli e quello di Soverato che, anche in quel caso, ha portato, anni fa, tragiche conseguenze.
In sintesi, per i corsi d'acqua tipo Romagna, per effetto del fenomeno di sedimentazione il loro fondo tende a sollevarsi con la conseguente necessità visiva di sollevare gli argini di contenimento. Invece le pianure adiacenti per effetto idraulico tendono ad abbassarsi di livello. Con un conseguente incremento della differenza di quota tra la parte alta dell'argine e il piano di campagna. E col crescere di tale differenza di quota, naturalmente, cresce sensibilmente il pericolo per la sicurezza del corso d'acqua regimato.
Il problema della sicurezza idraulica assume importanza anche in presenza di corsi d'acqua intubati sotto terra, per non sempre indiscutibili necessità urbane. Casi non d'interesse, per quanto ne sappia, nell'ambito della recente alluvione in Romagna.
-Cambiamento Climatico. Dalla cosiddetta fase della glaciazione ci sono stati, senza alcun dubbio, cambiamenti climatici e ambientali che hanno portato, per esempio, alla eliminazione di alcune razze animali e alla supremazia dell'uomo su tutti gli altri viventi. I recenti fenomeni climatologici che hanno visto lo scioglimento di molti ghiacciai secolari riguardano un aspetto non d'interesse per questa nota. Evito di parlare di questo aspetto (Cicloni mediterranei; Bombe d'acqua; Aumento della temperatura globale del pianeta Terra; Vapore acqueo in atmosfera; ...) non avendo alcuna possibilità tecnica di interazione modificativa.
La Manutenzione degli alvei. La sicurezza idraulica dei corsi d'acqua è rappresentata da una serie di fattori diversi e non sempre di facile soluzione. Tra essi assume, o meglio, può assumere una funzione di estrema importanza la manutenzione degli alvei. Ossia la messa in opera di tutta una serie di azioni tendenti ad eliminare tutti gli impedimenti allo scorrere canonico delle acque nel proprio alveo.
L'osservanza delle indicazioni ora riportate non può che portare alla sostanziale attenuazione degli effetti indotti dagli eccezionali eventi meteorologico.
Così è (se vi pare).