E' un mercoledì della prima decade di Maggio. Il mese per antonomasia della Primavera, del ritorno sulla Terra di Persefone, dei Fiori, del Sole; ma è periodo di confinamento da coronavirus e, quindi, Sara studia e lavora da casa. Gli uccelli sugli alberi intorno casa, sin dalla prima mattina, allietano la piacevole tiepida giornata di sole con i loro canti.
Distrattamente stava fantasticando sulle cose che avrebbe dovuto completare ed iniziare durante la giornata, con una tazza di caffè Italiano in mano. Elisa, la gattina innamorata di Sara, che di solito le gironzola sempre intorno, stranamente, stamattina era assente. Sarà andata a fare un giretto in giardino con il gattino del vicino, ha pensato Sara, mentre si incamminava dal soggiorno alla sua camera.
Ad un tratto ha visto arrivare verso di lei, velocemente, Elisa, con un movimento goffo, buffo, irrituale. Qualcosa di strano, diverso dal solito, era presente in quella gattina birichina.
Un colpo al cuore la colpì quando si rese conto che Elisa in bocca aveva un uccellino. Le sue piume erano piccole, colorate, lucenti, ma immobili nella bocca di Elisa.
Dopo un primo momento di smarrimento e di panico urla e rimproveri perentori rimbombarono, come tuoni di una terribile tempesta in tutta la casa. Elisa capì subito che, forse, l'aveva combinata grossa, e, quindi, immediatamente, ha ubbidito all'ordine della sua Amica-Padroncina, mollando l'uccellino che teneva in bocca, senza però schiacciarlo. Appena libero, l'uccellino, un piccolo Colibrì chiamato immediatamente Cocò (Sì, come Chanel), si è librato dal soggiorno ad una delle camere.
Inseguito nel suo volare, con intendimenti forse di diversa natura, da Sara e da Elisa. Ma, mentre la prima cercava di farlo pervenire alla Libertà, la seconda, molto più prosaicamente, pensava di ospitarlo nel proprio stomaco. Escluse le piume, perché, come è noto anche ad Elisa, esse, come dicevano i Maya, sono magiche. Elisa, con i suoi baffi e la sua faccia astuta aspettava il momento giusto per giocarci un po', prima di iniziare il prelibato banchetto. Intanto Sara, invano, aveva cercato di fare allontanare, dalla stanza, la gattina prima e l'uccellino poi. Per ovvi contrastanti motivi. Elisa non voleva saperne di uscire di casa e col suo sguardo teneva sotto controllo il bocconcino. Cocò terribilmente spaventato dalla grande bocca dai denti affilatissimi della gattina, pur con la finestra spalancata stava studiando suoni e movimenti di Sara, al fine di comprendere se di lei poteva fidarsi oppure no. Aveva una terribile paura di scendere dalla zona alta e lanciarsi verso la finestra e quindi verso la libertà. Gli inviti a scappare via, verso i vicini alberi, ove, presumibilmente, ad aspettarlo c'era la sua mamma, non hanno sortito alcun effetto.
Cocò non voleva proprio saperne di scappare. Io penso che a bloccarlo siano stati la paura di finire in bocca ad Elisa e la paura legata al fatto che non aveva ancora capito quali fossero le reali intenzioni di Sara, nei suoi confronti. Intanto Cocò, nel suo peregrinare nella stanza, si era stabilizzato presso la parte alta della parete con la finestra; sopra un piccolo supporto sporgente.
Lo stato ansioso di Sara (E di Elisa e di Cocò, per opposte motivazioni) saliva alle stelle. Non poteva ammettere, accettare, che in sua presenza si commettesse un crimine di quel genere. Non poteva, assolutamente, accettare che un uccellino, così piccolo, bello, indifeso, finisse nella pancia (Pur non, certamente, affamata) della gattina, che tutte le sere le stava addosso per farle le fusa. Gattina che non voleva proprio saperne di andarsene via da quella stanza.
Dopo un lungo e penoso peregrinare per la casa, finalmente, Sara, con degli ammiccamenti è riuscita ad allontanare Elisa da quella stanza e, quindi, ha cercato, invano, disperatamente, di far capire a Cocò che avrebbe potuto, tranquillamente, svignarsela dalla finestra.
Eppure una soluzione bisognava pur trovare per consentire al gracile uccellino di riconquistare la libertà. Ed in quei momenti due diverse e contrastanti sensazioni di paura coinvolgevano Sara e Cocò. La prima aveva paura di non riuscire a far scappare l'uccellino. Il secondo non era sicuro che la sua Salvatrice fosse, veramente, altruista, amante della natura e del mondo animale in particolare. Avrebbe dovuto capirlo dalle urla iniziali, ma il povero piccolo Colibrì era ancora impaurito. Era come un Lazzaro. Sì, un morto risuscitato.
Allora non restava altro che agire, pensò Sara. Bisognava attuare un piano strategico. Ossia catturare Cocò e portarlo subito verso la libertà. Come fare? Con l'ausilio di un manico di scopa ed un sacchetto di tessuto è riuscita ad intrappolare Cocò; a portarlo sul terrazzo; ad aprire il sacchetto per farlo volare via, verso il vicino albero, prima dell'arrivo di Elisa.
All'apertura del sacchetto Sara ha subito un altro colpo al cuore. Era come morto. Era solo pietrificato con le zampette agganciate al sacchetto. Cocò è rimasto immobile, rigido, inerte, come morto, per degli interminabili minuti. Sara si è messa ad accarezzarlo, pensandolo morto, quando, improvvisamente, mettendo in moto le sue alette, con dei battiti molto al di sopra di quelli usualmente operanti durante la fase dell'innamoramento, non dopo aver guardato il volto di Sara ed aver emesso un flebile cinguettio, ha spiccato il volo scomparendo tra le foglie del vicino albero. Acquistando la Libertà.
In assenza di Sara, o di una persona sensibile come lei, ieri in Varrano, di Cocò sarebbero rimaste solo alcune delle sue penne. Neanche tutte, forse.
Per onor di verità devo riferire che, secondo Chicca, Elisa non aveva cattive intenzioni verso Cocò. Lo stava portando a Sara, in omaggio, in regalo, per la sua Bellezza, per la sua Eleganza. La gattina non avrebbe mai avuto, in nessun momento, alcuna minima intenzione carnivora nei confronti di dell'esserino magico. E' pur vero che la gattina abituata a mangiare cosette raffinate e sopraffine avrebbe avuto qualche difficoltà inaccettabile con le piume di questo uccellino.
E' questa una storia della lotta per la sopravvivenza degli esseri viventi. Siano essi animali, umani o vegetali.
Colibrì. E' un uccello bellissimo, per colori, leggerezza, eleganza nel modo di volare. E' anche il più piccolo uccello del mondo. Il suo volo è unico al mondo per il movimento delle ali che può raggiungere i 70 - 80 battiti al secondo, in condizioni normali, e valori di alcune centinaia, nella fase di innamoramento. Esso è capace di immagazzinare energia col meccanismo che gli consente di entrare in uno stato di torpore durante la notte. Infatti, durante la notte la sua temperatura scende intorno a 8 - 10 °C, mentre durante il giorno è pari a circa 40°C.
Al Colibrì è legata la Legenda Maya che lo vuole sacro, per la capacità delle sue piume, considerate magiche, capaci di far guarire le persone.
A questo stupendo uccellino è legata la Parabola del Colibrì che suggerisce all'uomo di cercare e trovare, nella vita, sempre, la forza per collaborare con gli altri, consci del fatto che tante gocce d'acqua messe insieme possono formare anche un oceano. E' un invito a fidarsi degli altri, ad aiutare il prossimo, senza disprezzare mai l'aiuto che ci viene offerto, da chiunque.
Un grande incendio stava bruciando una grandissima foresta divenuta arida, secca, invivibile. Tutti gli animali si misero a scappare per evitare l'incendio. Il Colibrì si mosse subito nella direzione opposta. Si portò presso un lago e prese delle gocce d'acqua per spegnere l'incendio. Gli altri animali stupiti gli dissero di lasciar perdere e salvarsi, stante l'inutilità del suo andare avanti e indietro con le sue gocce d'acqua.
Il Colibrì si fermò, un breve momento, e disse loro: "Questa foresta è casa mia. E' la mia vita. Non voglio che scompaia. Starei proprio male al solo pensiero che avrei potuto fare qualcosa per salvarla e non averla fatta. E' possibile che non ce la faccia a spegnere l'incendio, come voi dite, ma, io, sto facendo la mia parte".
E continuò a volare verso il lago.