Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

24 maggio 2014

SCALA E TRAVE A GINOCCHIO

Nelle costruzioni in zona sismica (E non solo) il vano scala è quello che deve andare a collasso per ultimo. In alcune città terremotate, come L'AQUILA, invece, spesso le scale sono crollate prima delle altre strutture. Impedendo la fuga delle persone. 
In foto ho riportato una ipotesi di progetto di vano scala per zone sismiche di elevata sismicità (Ex prima categoria). 
Dettagli tecnici: Gradini armati con staffe e barre ancorate; Rampa armata con doppio strato; Trave a ginocchio lungo tutto il perimetro.

4 commenti:

  1. Argomento troppo tecnico,per me.Lascio almeno un saluto.Sono in attesa del testo consigliatomi,ne riparleremo.Serena domenica.

    RispondiElimina
  2. Le travi a ginocchio non si utilizzano in zona sismica. Si costruiscono scale con soletta rampante per evitare le grosse azioni taglianti che derivano dalle travi a ginocchio.

    RispondiElimina
  3. @Chicchina: Anche se con un po di ritardo ti saluto con un caloroso abbraccio.
    @Anonimo: Premesso che non amo dialogare con gli anonimi, non posso non ricordare il principio che ho adottato sin da quando ho attivato il primo blog: ascoltare i pareri di tutti. Poi, vorrei invitare il nostro interlocutore ad esplicare tecnicamente le giustificazioni della sua tesi, al fine di poter, adeguatamente, compiutamente, rispondere. In questa fase confermo tutto il merito di quanto sostenuto nel post. In seguito mi riservo di dimostrare perchè il signor Anonimo, a mio parere, erra nelle sue affermazioni di principio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cambio nome, da anonimo passo ad Aurea, così insieme facciamo un bel quadretto. La giustificazione è già riportata, e sono solo due righe, niente di complicato. Non volevo sconquassarle il blog. Lei possiede già le risposte, o meglio dispone di tutti gli strumenti per autorispondersi. Dicevano che per risolvere un problema, bisogna dapprima porsi le giuste domande. Fin'ora evidentemente non lo ha fatto ma non è mai troppo tardi. Le suggerisco di rivolgere il quesito a se stesso. Per iniziare, si chieda se è meglio disporre di un sistema resistente diffuso rispetto ad uno localizzato. Provi poi a fare un modello in sap delle due soluzioni e valuti con quale schema si hanno le sollecitazioni minori. Chi lo ha fatto, racconta in qualche aula universitaria che lo schema migliore non è quello di una trave che subisce importanti momenti torcenti. Se poi non volesse cimentarsi in una modellazione, basterebbe ricordare i principi base del capacty design, o meglio ancora, ricordare da dove deriva tale filosofia di progetto. Immaginiamo tuttavia un altro livello di analisi della questione. Senza saper ne leggere e ne scrivere, chi si è posto il problema di individuare un differente schema strutturale per le scale, lo ha fatto in ragione del danneggiamento osservato a valle di eventi sismici significativi (del resto è questa l'origine del capacity design). Dove si è concentrato il danneggiamento? Qual'era la consuetudine realizzativa? Che tipo di danno si è sviluppato? Certo la questione è complessa ed i fattori coinvolti molteplici, ma osservando che il problema sono le rotture fragili (e guarda caso quella a taglio è una di queste) perché mai a livello accademico devono essersi preoccupati di individuare una soluzione alternativa? Ora, indipendentemente da tutto ciò, non voglio assolutamente smuoverla dalle sue convinzioni e confermi tutto quel che vuole. A me non deve dimostrare proprio niente. Per inciso, non era una critica ma una semplice osservazione che ha centrato l'obiettivo di far nascere una riflessione.

      Elimina