“Vorrei abbracciarti, baciare la tua pena e scioglierla”
La mia donna che snoda i capelli come cavalli in corsa
entra in campo;
che freme in cima ai pioppi del torrente
che scivola nel buio come follia d’amore;
che abbraccia questa certezza della morte
con occhi di fuoco,
ha voglia di perdersi.
A te i sogni dissennati che ardono
A te le vertigini dei monti,
a te il turbine amaro della fine, donna.
“Vorrei abbracciarti, baciare la tua pena e scioglierla"
Sei entrata in campo da madre di un unico sentimento
più grande del mondo
E spezzi il pane nella quotidiana fame.
La mia donna prega
Ed ha lacrime d’angoscia e di gioia agli occhi per abbracciarmi
E portarmi davanti all’Altissimo.
Regalami la pace e il ristoro, donna.
In questa notte senza stelle che la luna accarezza con mano dolce
Da uno squarcio di luce.
“Vorrei abbracciarti, baciare la tua pena e scioglierla”.
La mia donna cammina spedita lungo la strada del sogno
E scioglie il manto nevoso dei monti
Per arrivare alla cima.
Alza allora le braccia e asciuga le sue lacrime alle nubi più calde.
La mia donna è l’impossibile anello della felicità
Ed io l’amo da uomo.
La mia donna è fragile e morrà come una foglia.
Non la posso salvare ma l’amo.
di Carlo A. PASCALE
Poesia ricevuta tre giorni fa dall'Autore al quale mi rivolgo con una famosa frase di una pia suora portoghese: "Amore! In quale follia non arrivi a farci trovare il piacere"