Ed ora batte il vento della sera
Alla porta che cigola di freddo
Da un varco di pietà lungo le scale
Penetra un raggio ancora, Entro.
Sento che la tua voce si tormenta
Impacciata al richiamo del perdono.
“Stai bene?” “Sto bene, ma non so
Se la credenza è piena come un tempo,
se il piatto è caldo, se il profumo
che corre sa di pane, se ride
il vino dentro la bottiglia.
Se puoi ascoltarmi che non so vederti”.
Dammi la mano. La tua mano d’ambra
Esperta di lavoro e di carezze.
Alza la voce santa a benedire
La voglia di sapere quale sono,
vieni tra le mie braccia ad ascoltarmi.
Mille peccati ho addosso, mille misfatti,
mille sere trascorse senza fede,
mille cadute, mille tradimenti,
ed una arsura come fuoco avvampa.
Lascia che batta il vento, che mi tocchi,
che dalle spaccature giunga un refolo.
Sono venuto. C’è il vino rosso
E il pane s’è indurito. Ma giù
C’è il mare. La valle. Le colline.
E un trancio leggerissimo di luna.
Suprema Lirica di Carlo Antonio PASCALE,
dedicata, dall'Autore, al titolare di questo blog