Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

26 ottobre 2025

SCIOCCHEZZE DI STATO 2

   Ingiustizie, incongruenze, sciocchezze, errori, che le Istituzioni considerano come lecite (O le ignorano) e che tali non sono. 

Il semplice buon senso dovrebbe portare, semplicemente, alla loro eliminazione dal nostro ordinamento giudiziario.

Di seguito alcune di queste.

-Sciocchezza di Stato n.2 -  Vantaggio di funzione.
Secondo il nostro ordinamento tutti i Cittadini sono Uguali davanti alla Legge. Ma ci sono alcune categorie di persone che svolgono importantissime funzioni sociali nell'ambito pubblico, che possono essere agevolate nel confronto politico con altre persone, prive di tale funzione. Quindi, per norma, si dovrebbe eliminare tale vantaggio di funzione. Per tutti costoro la candidatura politica dovrebbe essere condizionata dalle dimissioni irrevocabili, senza successivo subentro, e da un periodo sabbatico minimo di cinque anni tra le dimissioni e la candidatura.

Alcuni esempi:
2A) -Giornalista RAI. L'attività lavorativa nella struttura pubblica fornisce al soggetto un vantaggio di funzione, indipendentemente dal merito. Che fare? Dimissioni irrevocabili, periodo sabbatico e poi candidatura.
-Questore. 
-Prefetto.
-Dirigente dei Servizi segreti.
-Dirigente di Strutture pubbliche.

2B) -Conflitto d'interesse, Conflitto di competenza, Conflitto per coincidenza fra controllore e controllato.
Il Potere Legislativo e quello esecutivo, nei limiti delle rispettive competenze, finora non sono riusciti a chiarire e, quindi, legiferare, in modo chiaro e semplice, al fine di evitare i conflitti, purtroppo molto diffusi nell'ambito della PA, sopra indicato. 
Non è accettabile che una persona operante nel settore pubblico possa decidere su qualcosa di patrimoniale che riguarda se stesso. Non è accettabile che un dirigente, nominativo da un Potere istituzionale possa decidere di aumentarsi, motu proprio, lo stipendio per la funzione. Oppure che attribuisca vantaggio economico, diretto o indiretto, a persone terze a lui legate da rapporti parentali (Nepotismo), di amicizia, di sentimento.
Appare ridicola la sceneggiata che porta all'allontanamento del soggetto interessato per qualche minuto al momento della votazione del dispositivo.
È, assolutamente, indecoroso, volgare e vergognoso ogni atto che porta in sé la coincidenza fra il controllore e il controllato. Lo Stato ha il dovere di precisare, e vietare, in modo chiaro, senza alcun dubbio, tutte le circostanze che comportano dette coincidenze .

2C) -Competenze extra nella Pubblica Amministrazione.
Il Potere Legislativo o quello Esecutivo, nell'ambito delle rispettive competenze, dovrebbero, a mio parere, eliminare le incongruenze legate alle competenze aggiuntive che la PA riconosce ad alcuni dirigenti, o funzionari, nell'ambito dello svolgimento delle funzioni d'istituto.
È il caso, per esempio, della figura del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) nell'ambito dei lavori pubblici o in altri ambiti.
I concorsi per l'assunzione di tecnici laureati (Ingegneri, Architetti) sono sempre con tanti partecipanti, per lo loro appetibilità professionale ed economica. La cosa che, ictu oculi, appare incongruente è quella che riconosce un riconoscimento economico aggiuntivo, rispetto allo stipendio base, per il fatto di svolgere le funzioni per le quali esso, dipendente dalla PA, è stato assunto. Incredibile!
In parole povere, la PA riconosce, al proprio dipendente, un compenso aggiuntivo, per qualcosa che esso dovrebbe fare, canonicamente, e per la quale è stato regolarmente assunto. Certamente non si tratta del caso del dipendente che si attribuisce l'aumento di stipendio in modo autonomo, ma poco ci manca. Da questi casi partono le maggiori nefandezze dello Stato che portano clientelismo e passaggi alla politica di persone già dipendenti pubblici. Assurdità allo stato puro. Lo Stato per evitare che il dipendente faccia il lavativo gli riconosce un emolumento economico aggiuntivo.

La  legge si dovrebbe, immediatamente, rimodulare, nel senso sopra indicato, per tutte le figure sopra riportate e per tutte le altre che implicano un vantaggio di funzione svolta nel settore pubblico per il soggetto interessato.

LA SPERANZA

 La speranza.
La speranza può essere rappresentata con due diverse facce: una positiva e una negativa. 
L'aspetto positivo è legato alla necessità di reagire alle avversità della vita, senza alcun, o con minimo, abbattimento. Con la convinzione che il tempo porterà risposte positive.
L'aspetto negativo è legato alla cortina di fumo, di incertezza, di nebbia, che impedisce di vedere nitidamente la realtà e, quindi, il futuro.

Speranza e società.
La speranza rappresenta i Sogni che si fanno ad occhi aperti. È lo stato di ottimismo che aiuta ad agire verso il fare, verso le cose che portano gioia.
È un sentimento di fiduciosa attesa per un futuro positivo; che sottintende l'aspettativa di un futuro migliore, nonostante le avversità. 
È un bene che appartiene, volendolo, a tutti, ricchi e poveri. È stabilmente presente nelle persone che non hanno nulla. Gli ultimi, coloro che restano sempre in fiduciosa attesa di quel qualcosa che hanno sempre desiderato.
È desiderio, aspettativa, fiducia. Un bisogno di credere in qualcosa e/o in qualcuno. È ottimismo e resistenza contro le avversità, con la ricerca viscerale di un mondo migliore.

Speranza e mito 
Nella mitologia greca la dea della Speranza è Elpis (Spirito della speranza).
Nella mitologia romana la dea è detta Spes (Fiducia nel futuro).
Elpis è legata al racconto/parabola del vaso di Pandora (Alla donna era stato chiesto di non aprire il vaso che conteneva tutti i mali e la Speranza, ma Pandora non resistette alla curiosità e l'aprì facendo scappare i mali) ove essa rimase chiusa dal momento in cui tutti i mali riuscirono a scappare. Con il proposito di offrire a tutti conforto e, forse, ancora di più, un potenziale elemento di illusione. Sì, perché la Speranza, spesso, porta l'uomo ad ipotizzare scenari difficilmente realizzabili.
La speranza è l'ultima a morire, anche nella situazione più disperata e difficile. Essa è l'ultima risorsa capace di aiutare ad andare avanti, verso il nuovo futuro,  verso risposte piu fiduciose.
La Speranza può essere considerata come un raggio di luce che aiuta le persone ad uscire dal buio tunnel della vita.
Speranza e vita 
La Speranza è legata alla vita. Cessa con essa. Finché c'è vita c'è speranza, recita un famoso detto.
Nei momenti sereni della vita le persone dovrebbero, sempre, ricordarsi di tenere lontane le avversità e sperare in un mondo migliore.
La Speranza ha un forte legame con la natura, col suo risveglio primaverile, e per questo motivo essa è assimilata al colore Verde.

La Speranza è la tendenza verso una meta fortemente desiderata e magari ardita. Avere speranza significa, anche, avere adeguate capacità nell'accettazione di dolori, delusioni, negatività. Essa aiuta a non finire in stati depressivi.
"La Speme è quella calda luce solare che illumina la vita delle persone e che le libera dalle catene del presente", secondo Nietzsche.
La Speranza è un percorso di vita e di spirito verso il raggiungimento di un mondo migliore.

Speranza e fede.
Per la Chiesa la Speranza è una delle virtù teologali. Tramite essa le persone possono tendere verso la vita eterna.
Per S. Francesco essa non è una sensazione, ma è, semplicemente, Dio in persona ("Tu sei la nostra speranza").
Per la Chiesa la Speranza è rappresentata dallo Spirito Santo 
È l'elemento spirituale che fa acquisire la fiducia e l'energia, presenti nelle stesse capacità dell'uomo.

Speranza e psicologia.
L'uomo colpito da gravi avversità ha bisogno di essere protetto da una specie di corazza, uno scudo metallico, contro gli attacchi della vita. La presenza di tale scudo gli permette di essere dotato di adeguata resilienza (Capacità di resistere agli urti, ai colpi, agli attacchi, anche quelli molto forti e violenti, magari piegandosi, ma senza spezzarsi. Mantenendo la propria integrità etica e morale. Piegato, ma non spezzato).
È accertato scientificamente che le persone munite di Speranza sono molto più capaci di reagire positivamente alle avversità. Con grande capacità di riprendersi anche da attacchi traumatici e tragici. Queste persone sono capaci di vedere, meglio e prima degli altri, la fioca luce posta alla fine del tunnel.

La speranza è rappresentata da più simboli, tra essi l'ancora, il pettirosso.
L'ancora rappresenta il simbolo della Croce, ch'è capace di tenere fermi stabilmente, in un porto sicuro, anche nei momenti più difficili.
Il pettirosso è l'uccello piccolissimo, bello, gioioso, capace di resistere tenacemente alle difficoltà della vita.

Speranza e poetica.
          Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate
Questi versi aprono il canto III dell’Inferno e rappresentano l’iscrizione sulla porta dell’Inferno dantesco. La loro forza sta nell’immediata drammaticità con cui introducono il regno della dannazione eterna.
L’iscrizione parla, in prima persona, come se la porta stessa avesse voce, creando un effetto di personificazione inquietante. L’anafora “per me si va” scandisce con solennità il passaggio verso tre dimensioni della perdizione: 
-la città del dolore, 
-la sofferenza eterna, 
e l’umanità perduta. 
Non si tratta solo di un luogo fisico, ma di una condizione esistenziale definitiva.
Particolarmente significativo è il riferimento alla Trinità divina come origine dell’Inferno: 
la “divina podestate” (il Padre), 
la “somma sapïenza” (il Figlio) 
e il “primo amore” (lo Spirito Santo). 
Dante vuole sottolineare che anche la giustizia punitiva dell’Inferno nasce dall’amore divino, un amore che rispetta la libertà umana fino alle sue estreme conseguenze. L’Inferno non è, quindi, capriccio di un dio crudele, ma manifestazione di giustizia perfetta.
Il verso “Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne” colloca l’Inferno in una dimensione metafisica assoluta: esso esiste dall’eternità, come gli angeli e i cieli, testimoniando l’eternità della giustizia divina.
Il verso finale - “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”, è forse il più celebre e terribile dell’intera Commedia. La speranza, virtù teologale essenziale nel Cristianesimo, viene qui negata definitivamente. È la dichiarazione ultima dell’irreversibilità della dannazione, ciò che rende l’Inferno veramente infernale: non la sofferenza fisica, ma l’assenza totale di prospettiva, di redenzione, di cambiamento.​​​​​​​​​​​​​​​​

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente. 
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e ’l primo amore. 
Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’.

Dante Alighieri, (Divina Commedia, Inf. III, vv. 1-9)

25 ottobre 2025

CARAVAGGIO - IL GENIO


Caravaggio, San Pietro.

QUANDO LA POLITICA E' ARTE?

 La Politica, quella vera, è arte (Forma che mira al valore estetico e creativo) quando essa ha cura, si prende cura, del benessere e della gioia di tutti i Cittadini, senza alcuna esclusione. 
L'arte della Politica è un qualcosa che non si esercita dall'alto (Come fanno in molti), ma si snoda diffusamente, saggiamente, nella comunità; tra tutti, con il potente e il fragile, con l'amico di partito e l'avversario politico anche quello più ostile, con il maestro e con l'allievo. Con tutti i Cittadini, allo stesso modo.
Secondo Otto von Bismarck la politica è l'arte del possibile, ossia la capacità di trovare le soluzioni più idonee ai problemi esistenti, all'interno dei limiti imposti dalla realtà del luogo e del momento. Senza cedere alle tentazioni delle utopie (Senza cercar di fare il passo molto più lungo di quello consentito dalla gamba). Puntando su una condizione di compromesso tra le condizioni reali e le aspirazioni ideali. La Politica vera ha il compito  di analizzare i rapporti fra potere e libertà, tra natura e società, tra cittadini e istituzioni, tra cose giuste e cose ingiuste, al fine specifico di tendere verso una società migliore di quella presente, con cittadini sempre più felici.
 
Il politico che si preoccupa solo, o prevalentemente, di comandare, amministrare, gestire, imporre la sua volontà, curare gli interessi personali, non è in possesso di quell'arte sublime; per esso la cosa più importante è garantirsi una poltrona per presente e futuro.
L'assenza di Arte nella politica ha fatto crescere, spaventosamente, l'apatia verso la politica, con la percentuale di chi va a votare inferiore alla metà degli aventi diritto. 
E, allora, che fare?
Il cittadino dovrebbe tener presente che:
-Errare è umano, ma perseverare è diabolico (S. Agostino);
-Chi non è stato capace di amministrare una città è improbabile che riesca a correggere gli errori, le nefandezze, che assillano i cittadini di quella città.

"La politica è l'arte di governare per creare uno Stato giusto, virtuoso e armonioso, in cui ogni individuo e classe svolge il proprio ruolo per il bene comune" 
diceva Platone, Politico (276b) 

21 ottobre 2025

PARANINFO

 L'evoluzione del sistema di vita, nella nostra società occidentale, ha comportato, e comporterà, rimodulazioni, o scomparse, di alcune attività, economiche e non. 
Nel secolo scorso, in tutta l'area mediterranea, esisteva una figura speciale, famosa nei vari borghi, che aveva la "funzione" di trovare soluzioni, ragionevoli, ai problemi di cuore di tante persone. Persone quasi sempre semplici, buone, socievoli, ma molto timide; quindi con ridotte capacità di dialogo verso terzi. Persone con una timidezza che li faceva arrossire ogni qualvolta si trovavano a parlare, specialmente con donne, di questioni di ... cuore.
In questi casi, in modo diretto o indiretto, si faceva intervenire un mediatore, capace di esaminare, più o meno oggettivamente, tutti i dati del problema (Un uomo o una donna alla ricerca di un compagno di vita) e trovare la soluzione più ragionevole fra le possibili.
Il soggetto non era altro che un conoscitore di luoghi e di persone, un mediatore. Si può dire, anche, una persona molto di fiducia, delegata ad agire in nome e per conto del soggetto rappresentato. Era una specie di procuratore, oppure un agente, come si direbbe oggi. Era un sensale, o meglio, un paraninfo (paranymphus) o paraninfio, un mezzano, un pronubo, ossia colui che combina un matrimonio. Paraninfo che diventava, quasi automaticamente, un compare d'anello del matrimonio combinato, eventualmente andato a buon fine. Egli era la persona preposta ad accompagnare la coppia nuziale  a casa dello sposo. Era una persona assolutamente fidata che accompagnava la sposa al matrimonio. Il rapporto che nasceva tra il paraninfo e gli sposi (E le loro famiglie), solido e duraturo, era un misto di profonda amicizia e stretta familiarità, quasi meglio del rapporto tra fratelli. 

Col tempo tale tipo di rapporto si è venuto, via via, sgretolando, deformando, perdendo le sue caratteristiche sociali. La figura individuale è praticamente scomparsa, ma con funzioni essenzialmente economiche essa è stata sostituita da una serie infinita di agenzie, operanti non a titolo gratuito, aventi come obiettivo quello di trovare l'anima gemella. Così come faceva il paraninfo. Con la differenza che al tempo presente è intervenuto in computer, coi vari suoi algoritmi, che riesce a cercare e trovare in vaste aree territoriali le persone che, almeno teoricamente, potrebbero essere una buona coppia affiatata. Ma, da quello che si sente dire in giro non sempre i risultati delle agenzie matrimoniali moderne portano ai risultati affettivi che nascevano grazie ai servigi degli antichi paraninfi.
Col passare del tempo la funzione, specialmente in umili contesti, è andata sempre degradandosi fino a degenerare in ipotetici maldicenze che legavano intimamente la promessa sposa al paraninfo diventato un ruffiano.
Nel secolo scorso c'era una persona perbene, molto nota, distinta e stimata, che si divertiva proprio tanto nello svolgere questa funzione, con amicizia, con passione, con armonia e serenità. Si divertiva proprio tanto, quando riusciva a far convolare a giuste nozze due persone che lui aveva fatto conoscere. Non lo faceva per soldi. Anzi, spesso ci rimetteva con i regali che era costretto a fare. 
No, lui lo faceva per divertimento. 

19 ottobre 2025

REGALI DI STATO

 In Italia il Potere Esecutivo ha trasformato i Beni Pubblici (Acqua, Sanità, Autostrade, Spiagge, Rifiuti urbani) in bancomat a favore di privati.
Perché? A chi giova?

PER GRAZIA RICEVUTA

 Che la mafia sia presente in tutte le istituzioni dello Stato, da nord a sud della penisola, con una densità direttamente proporzionale agli interessi economici, penso sia cosa acclarata e riconosciuta da quasi tutti i cittadini. 
Che lo Stato dedichi scarsa e inefficace attenzione al fenomeno mafioso è cosa dimostrata dai fatti eclatanti che, sistematicamente, sconvolgono il nostro Paese. Che la mafia muscolare, forzuta, stragista, capace di lottare a braccio di ferro con lo Stato, sia stata sostituita dalla mafia che pensa di fare affari, anche con lo Stato, piuttosto che stragi e delitti è, pure, cosa risaputa. 
La cosa di cui si parla poco è la strategia delle tragedie messa in atto dai criminali. Tale strategia consiste nel costruire tesi che portano allo scontro persone o famiglie, anche senza reali motivazioni, ma con presupposti costruiti ad arte; falsi.
Bisogna riconoscere che il più potente di tali presupposti è quello che porta un mafioso ad attaccare un Cittadino onesto, ostile ad esso, in modo indiretto, tramite le forze dell'ordine. Significa che il mafioso riesce a far colpire il cittadino che lotta la mafia non direttamente, ma tramite terzi, ossia le forze dell'ordine. Forze dell'ordine che, ingenuamente o coscientemente, si prestano al gioco dei mafiosi! Non è teoria, purtroppo.
In sintesi, il mafioso, con l'aiuto di qualche soggetto, apparentemente pulito, magari affiliato, e occupante una carica Istituzionale (Sindaco, Commissario di ente pubblico, Politico di lungo corso), costruisce un castello di accuse, prive di fondamento, che, spesso, il classico pollo, a capo delle forze dell'ordine, coinvolte nella storia, magari pensando ad una facile promozione di carriera, fa proprie senza alcuna riflessione sulle presunte false prove. È questo il classico caso del mafioso che osanna le forze dell'ordine (Vero!) per aver assicurato alla giustizia un ... innocente. Con un conseguente credito, verso il rappresentante istituzionale, per grazia ricevuta. Grazia che, come ben noto nella vita vissuta nella zona interessata, è, sempre, molto ben remunerata. E, a buon rendere. 
Incredibile!

POTERI ISTITUZIONALI

 Il uno Stato serenamente democratico i Poteri Istituzionali sono Autonomi e suddivisi per le varie competenze.
-Il Potere di fare le leggi è attribuito al Legislatore, ossia al Parlamento;
-Il Potere di far rispettare, a tutti, le leggi spetta al Giudice, ossia alla Magistratura. In Italia il giudice, di qualsiasi scranno, non ha il compito di fare le leggi;
-Il Potere di guidare lo Stato, nel rispetto delle leggi, spetta al Primo Ministro, ossia al Governo.

   La commistione dei tre Poteri, inevitabilmente, allontana il concetto di democrazia.

E in Italia qual è la situazione?
In Italia il Potere Legislativo di fatto non esiste, da tempo. Le leggi le concepisce e le fa approvare il Governo, spesse volte anche senza la canonica discussione alle Camere. I Parlamentari, spesso, votano per partito preso e non per convincimento intellettuale.

Il Potere Giudiziario sostanzialmente è, ancora, autonomo, non si sa bene fino a quando. Di fatto il Potere Esecutivo sta per porre anche questo potere sotto la propria giurisdizione.
 È il caso di precisare che, in certi casi, nell'incertezza del diritto, alcuni giudici tendono a occupare la funzione del legislatore. Cosa, assolutamente, inopportuna.
È il caso di precisare, infine, che la magistratura, in Italia, funziona male e spesso non funziona del tutto. La scelta dei magistrati, inquirenti e giudicanti, non sempre è condizionata dal merito e dalla competenza. Ma, il mancato adeguato funzionamento della magistratura non giustifica, in alcuni modo, l'eliminazione dell'autonomia riconosciuta in Costituzione.

Esiste un quarto potere, non istituzionale, ma efficace, quello della Stampa. Ma anche questo, essendo condizionato dalla proprietà, dal denaro, ed essendo il denaro sensibile e accomodante col potere esecutivo, di fatto è condizionato dal Potere Esecutivo. Con rare eccezioni.

   Tutto ciò stante possiamo, tranquillamente, affermare che il nostro Paese si sta avviando verso una condizione di natura similare alla monarchia. Condizione autoritaria, dittatoriale. Lontani, per principio, da condizioni di uguaglianza, libertà, democrazia.

PENSIERO DI DANTE

 Non vo augurar ai nemici 
la loro morte,
bensì prurito al culo
e braccia corte.

Dante, tra il sacro e il profano.

1 ottobre 2025

SCIOCCHEZZE DI STATO 1

 Con questa definizione si fa rimando alle infinite ingiustizie, incongruenze, sciocchezze, che le Istituzioni considerano come lecite (O le ignorano) e che tali non sono. Sono quelle cose che, anche solo per il semplice buon senso, dovrebbero essere, semplicemente, eliminate dalle opzioni lecite dell'ordinamento giudiziario.
 Il Cittadino normale buon padre di famiglia, come riconosciuto dai vecchi testi di Diritto, nella vita di tutti i giorni, si può trovare davanti a circostanze che lo portano a dubitare sul buon senso del mondo politico di potere. Sono quelle cose che possono essere definite sciocchezze di Stato, per le quali nessuno sembra più farci caso. Evidentemente fanno giovamento a qualcuno.

Di seguito alcune di queste.
-Sciocchezza di Stato n.2 - Nettezza Urbana.
I rifiuti urbani, di fatto, sono stati eliminati da molti degli enti locali preposti. Sono scomparsi. Non ci sono più, o quasi. L'unica cosa che non è svanita è il relativo costo, il quale non solo non è scomparso o dimagrito rispetto alla vecchia gestione pubblica, ma, anzi, è decuplicato, anche in virtù del passaggio alle gestioni private.
Perché è stata fatta la scelta di gestione privata invece di mantenere quella pubblica, visto che negli enti locali risultano ancora presenti i costi per personale e mezzi?
Ci sono interessi verso il lucro?
Tale servizio, a mio parere, dovrebbe tornare ad essere gestito dal pubblico, cancellando così gli enormi profitti che queste società incassano in ogni parte d'Italia (Circa 2 ~ 4 mln € al giorno).

-Sciocchezza di Stato n.3 - Stipendio amministratori pubblici.
Una volta, nel secolo scorso, la carica di sindaco (Per esempio) veniva svolta dalle persone più autorevoli del Comune a titolo gratuito, essendo l'orgoglio, il prestigio, per la funzione svolta più che sufficiente per compensare l'onere per la funzione svolta.
Col passare del tempo, smarrito per strada detto orgoglio, il legislatore, anche per tenere conto di una serie di circostanze legate a fatti di corruzione, ha pensato opportuno introdurre uno stipendio per tutti coloro che svolgono pubbliche funzioni. Tale introduzione, secondo il legislatore, avrebbe portato ad una perfetta, giusta, serena, incorrotta gestione pubblica. Stipendi che nel tempo hanno subito rimodulazioni, sempre verso l'alto, al fine di tener conto degli incrementi del costo della vita. Molto più significativi rispetto a quanto originariamente previsto, con la scala mobile, per gli operai. Nonostante ciò, come si riscontra dai fatti di cronaca e come percepito dai cittadini con buon senso critico, gli atti di malaffare nelle PP.AA. invece di cessare sono sensibilmente incrementate.
Ma la cosa che, a mio parere, dovrebbe trovare riscontro in una norma pubblica è quella che impedisce il pagamento di stipendio a tutti coloro che sono stati "cattivi" amministratori. Come si fa a riconoscere uno stipendio mensile di  € 6.000,00 ~ 15.000,00 ad un sindaco, di un piccolo paese, notoriamente farlocco, che ha portato al fallimento il suo Comune? 
È una cosa assurda e inaccettabile. Indecorosa, vergognosa. È tale condizione che porta, inevitabilmente,  al consolidamento sociale della posizione di malaffare del politico locale che tende a mettere radici di inciviltà. Si faccia una norma chiara e semplice che stabilisca che chi porta al fallimento una struttura pubblica (Comune, ASL, ...) non può essere stipendiato come se fosse un salvatore della Patria. Si riduca lo stipendio a zero, oppure al minimo corrisposto a un operaio disoccupato. Fatta salva qualsiasi azione o ragione per ogni azione rientrante nell'ambito dei codici civile e penale. 
Ma tutti sanno e nessuno parla.

-Sciocchezza di Stato n.4 - Faccia denuncia.
La cosa più incredibile e sciocca che un Cittadino si possa sentir dire da un rappresentante delle forze dell'ordine o della magistratura inquirente, al quale ha raccontato o mostrato atti che parlano di reati contro la persona o contro la pubblica amministrazione è questa: "Faccia denuncia e li faccia arrestare". 
Come fa un ufficiale delle forze dell'ordine a dare una risposta del genere ad un Cittadino che ha denunciato le illegittimità fatte da un sindaco? Come fa un funzionario del Ministero dell'Interno dare questa risposta a un sindaco che ha fatto notare, denunciato, la presenza di gravi falsi in bilancio in un Comune?
Come fa un ufficiale della più importante forza dell'ordine che non c'è reato quando tu vai a dirgli che il soggetto X stava per derubarti del denaro posseduto sul tuo ccb e che lo stesso aveva già fatto e stava facendo dei furti seriali sui ccb tenuti in MPS, ricorrendo a false comunicazioni telefoniche poggianti sui tuoi interessi realmente esistenti?
Come fa un operatore telefonico delle forze dell'ordine a non sapere che appiccare incendi dolosi implica un reato di natura penale?

-Sciocchezza di Stato n.5 - Capo area di se stesso.
Per un effetto moltiplicativo, come quello dei pani e dei pesci, in molti comuni, piccoli o medi, del sud o del nord, per le varie "Aree" in cui sono suddivise le funzioni operative è stata "creata" quella di "capi area" avente la funzione di coordinare le azioni di competenza e ciò anche quando tali azioni sono svolte, unicamente, dallo stesso suddetto capo area. Diciamo che la politica, nel silenzio più assordante dei vari Primi Ministri e dei Ministri dell'Interno e dell'Economia e Finanze, con una fantasia senza rivali, provvede ad erogare a migliaia di dipendenti pubblici un doppio stipendio per la stessa unica funzione effettivamente svolta. Per Stile ed Etica, in un paese civile e democratico, nessun impiegato, come quelli della vecchia guardia, avrebbe mai accettato tale doppio illegittimo stipendio. 
Per non parlare della divisione dei ruoli, nella stessa area, al fine esclusivo di moltiplicare detti stipendi per incarichi fantasma. Tale percorso perverso dovrebbe essere eliminato con specifica norma.
... E le stelle stanno a guardare...

-Sciocchezza di Stato n.6 - Dimissioni revocabili dalle funzioni? 
Durante le fasi pre-elettorali, in Italia, si assiste al balletto vergognoso, per il quale sarebbe opportuno che il nostro Paese si desse una norma netta ed etica eliminando l'indecoroso percorso ammesso dallo stato di fatto, che prevede la possibilità di candidatura ad una certa elezione (Regionale, per esempio) anche a chi è già stato eletto in un'altra rappresentanza pubblica (Parlamento d'Italia o d'Europa, per esempio), previa (o post) presentazione delle dimissioni revocabili ad elezioni effettuate. Ossia lasciando aperta la possibilità di ritirare, revocare, le dimissioni in caso di sconfitta elettorale o per scelta al fine di portare un vantaggio a terzo.
È una cosa indecorosa. Inaccettabile, per una serie di ovvi motivi. 
Tra essi due motivi sono di forte valenza morale. 
Il primo è legato al fatto che la carica elettiva, precedentemente acquisita, porta, inevitabilmente, una condizione di ingiusto vantaggio a favore del dimissionante e di svantaggio per gli altri candidati privi di tale condizione.
Il secondo motivo è legato alla circostanza che le dimissioni del candidato, eletto per altra carica pubblica, non sono vere, ma sono fasulle, in quanto esse possono essere ritirate in qualsiasi momento. Il candidato dimissionante, in realtà, non ha niente da perdere dal confronto elettorale con altri. Comunque vada lui sarà sempre, fino alla durata della carica, e in certi casi anche dopo, uno stipendiato pubblico.
Spesso dette dimissioni sono "giustificate" dall'esigenza di portare sostegno a un partito, senza alcun interesse reale per la funzione per cui si corre. Infatti, in caso di risultato elettorale favorevole il soggetto rinuncia al nuovo ipotetico incarico e torna a rifare quello che faceva prima, naturalmente ritirando le ridicole dimissioni presentate o da presentare. Questi giochetti di potere sono dei percorsi indecorosi, vergognosi, irrispettosi dei cittadini e delle stesse Istituzioni.
E, allora, che fare? 
Semplicissimo. Le dimissioni da una carica pubblica tornino ad essere una cosa seria! Esse, una volta presentate tornino ad essere definitive, irrevocabili.  Il soggetto che occupa una carica pubblica, una volta dimessosi non deve poter tornare ad occupare la carica dalla quale si è dimesso; indipendentemente dal nuovo risultato elettorale. 

-Sciocchezza di Stato n.7 - Magistratura e Politica.
In uno stato che si definisce Democratico i tre Poteri istituzionali devono essere autonomi e indipendenti. Nel caso specifico il Potere Giudiziario deve essere autonomo e indipendente dal Potere Legislativo e, ancor di più, dal Potere Esecutivo. Tale separazione netta rappresenta una garanzia per il Cittadino al quale devono essere assicurate: Libertà, Giustizia, Uguaglianza.
La tendenza, nel tempo attuale, invece è del segno opposto e ci vuol portare verso una simbiosi tra il Potere Giudiziario e quello Esecutivo. Potere Esecutivo che di fatto ha già fagocitato, assorbito, acquisito, quello Legislativo (In sintesi, in Italia, le leggi le fa il Governo e non il Parlamento). Anche nel nostro Paese, inoltre, si son visti e si vedono tante persone appartenenti alla Magistratura desiderose di saltare il fosso e passare dal loro sistema a quello della Politica.
In ogni paese democratico, nel rispetto delle limitazioni previste dalle leggi per specifici casi, tutti i Cittadini eleggibili hanno il diritto di potersi candidare a cariche pubbliche. E' il caso di precisare, però, che il problema non dev'essere visto soltanto dal punto di vista del diritto di uguaglianza dei Cittadini. Esiste un altro punto di vista, altrettanto importante, nel caso specifico, che è quello di evitare il verificarsi di discutibili, illecite, circostanze che possano compromettere la credibilità delle Istituzioni. Credibilità di importanza ben superiore a quel diritto del generico magistrato di potersi candidare, essere eletto e partecipare in un settore politico, opposto al suo originario.
E, allora, che fare? 
Semplicissimo. E' necessario introdurre poche norme di legge, di seguito sinteticamente riportare, che danno la possibilità di transito dal Potere Giuridico a quello Esecutivo, secondo un iter procedurale specifico. Il magistrato che vuole passare alla politica deve:
-Rassegnare le dimissioni irrevocabili, definitive, dalla magistratura. Senza alcuna possibilità di rientro;
-Deve far passare un periodo sabbatico di almeno cinque anni durante il quale non può candidarsi ad alcuna carica pubblica;
-Candidarsi, dopo il periodo sabbatico di pausa e di riposo, in una regione diversa da quella/e nella/e quali ha svolto l'attività di magistrato. 
E, nel caso di magistrato già attivo presso le supreme corti di giustizia, non essendoci la possibilità di applicare la limitazione territoriale regionale applicare il percorso sopra indicato con un periodo sabbatico esteso a dieci anni invece che cinque. Senza alcuna possibilità di rientro nelle funzioni precedentemente svolte.
Norme cosi semplici eviterebbero di riscontrare la presenza di magistrati, già appartenenti, ad esempio, alla Corte di Cassazione, partecipare e, naturalmente, vincere delle tornate elettorali, con l'appoggio entusiastico del mondo dei legali e dei mafiosi.

-Sciocchezza di Stato n.8 - Norme Sismiche nelle costruzioni.
L'Italia è un paese avente una particolare configurazione morfologica, caratterizzata, da sempre da una diffusa sismicità; più o meno intensa in funzione delle località. Alcune zone del Sud, per esempio, sono caratterizzate da un elevato rischio simico dovuto allo scontro fra le zolle con discontinuità presenti in zona. L'azione sismica, sussultoria e/o ondulatoria comporta, come conseguenza, delle sollecitazioni più o meno intense, che vanno a scontrarsi sulla crosta terrestre e, quindi, sugli edifici. Edifici che son progettati adeguatamente non quando riescono ad opporsi totalmente efficacemente al sisma, ma quando essi son capaci di reagire a queste forze esterne, magari con qualche modesta fessurazione e plasticizzazione, ma senza circostanze che portano collasso totale o parziale della struttura.
In Italia, fino a oltre la metà del secolo scorso, esistevano gli uffici del Genio Civile che, nel bene e nel male, gestivano le direttive legate alla norma nazionale sulle costruzioni, in zona sismica e in zona non ritenuta tale. Con l'avvento delle Regioni, dopo un periodo di rodaggio, tale funzione di controllo è stata trasferita dallo Stato alle Regioni. Tale passaggio di funzioni, purtroppo, ha costretto tutte le regioni a dotarsi di specifica normativa sulle costruzioni, del singolo territorio, intanto riconosciuto, giustamente, totalmente sismico, anche se con diversa vulnerabilità. Tale circostanza ha portato alla creazione, in ogni regione, di una propria normativa sismica, quasi mai assonante con quelle delle regioni limitrofe.
Arrivando al paradosso che vuole una spesa pubblica totale, regionale, non indifferente, ingente, per la realizzazione delle suddette normative e delle relative normative di aggiornamento (Annuale o biennale o altro) sommata alla salace risata ironica diabolica che vede una struttura edilizia, posta in prossimità della linea di confine regionale, costretta a comportarsi in un certo modo quando il sisma le arriva contro dalla regione X e in un altro modo quando il sima la colpisce dal lato della regione Y. 
E' il classico caso del grave danno economico che si somma alla beffa del merito tecnico ridicolo.   

-Sciocchezza di Stato n.9 - Reincarico pubblico a dirigenti in pensione.
Chiunque sa qualcosa del mondo pubblico amministrativo è a conoscenza di una circostanza incontrovertibile: Concussione, Corruzione e Peculato possono trovare supporto logistico con i rappresentanti Istituzionali, ma il braccio operativo, esecutivo, è rappresentato dai funzionari e dai dirigenti pubblici relativi. Senza l'appoggio di costoro il politico difficilmente potrebbe incassare "bustarelle" o trarne benefici elettorali o altro, al di fuori della legalità. 
Politici. Contro questa categoria di persone (Politici), seppur radicata nei gangli degli enti pubblici, i Cittadini, alla fin fine, hanno l'arma del Voto elettorale che potrebbe scalzarli dalla loro poltrona, alla scadenza del mandato. Essi, anche per esigenze di potere, raramente occupano la stessa poltrona per lungo termine.
Dirigenti. Questa categoria di persone corrotte, per una lunga serie di motivazioni, raramente resta incastrata nelle maglie incerte e latenti della giustizia e non essendo soggetti al riscontro elettorale, restano, quasi sempre, a capo della loro struttura pubblica locale (Comuni, ASL, Regioni, ...) o nazionale, praticamente, per tutta la loro vita lavorativa. Rappresentando una vera e propria jattura per il corretto e legittimo funzionamento dell'ente pubblico rappresentato. Il loro pensionamento, nel caso di persone poco per bene (Come gli infiniti casi di Capi degli Uffici Tecnici Comunale, ecc...), è visto dai Cittadini come una grazia ricevuta dal Cielo, davanti all'incapacità (Per colpa o per dolo) dei Responsabili di quegli enti di provvedere a irrorare l'ufficio considerato con una ventata di aria pulita, capace di mandar via l'aria puzzolente stabilizzata. Grazia che, recentemente, di fatto è scomparsa, stante la determinazione del Potere Esecutivo di poter riprender queste figure, anche dopo la pensione (In questo caso rubata), per svolgere le funzioni e le mansioni dalle quali l'anagrafe li avevano allontanati. Così facendo questi dirigenti hanno la possibilità di riprender in mano il gioco delle corruttele e, magari, portarlo avanti ancora per molti anni. Sono casi che tutti possiamo conoscere e conosciamo pur non potendo fare nulla per fare pulizia nelle Istituzioni. 
Ma una domanda sorge spontanea. Se nel generico Comune tutti i residenti sanno che l'impiegato X, notoriamente "mazzettaro" conclamato, è andato in pensione e dopo poco tempo se lo rivedono ad occupare, di fatto, ancora, la poltrona di dirigente, scaldata indecorosamente per molti anni, come mai la politica di turno consente tale circostanza? 
Possibile che il Potere Esecutivo locale e nazionale non sia a conoscenza di queste circostanze?
I Poteri esecutivi, a mio parere, se non rappresentati da ingenui sprovveduti, sanno benissimo quello che fanno e lo fanno, semplicemente, per il loro esclusivo personale privato interesse. E quelli che potrebbero non saperlo, allora vuol dire che non sono adeguati a svolgere le funzioni per le quali sono chiamate. In entrambi i casi tali soggetti politici andrebbero, senza alcun dubbio, mandati a casa,
E, allora che fare? Escludendo l'azione della Magistratura, praticamente nulla, la cosa che bisognerebbe fare è quella di introdurre nel nostro ordinamento amministrativo una norma, chiara e semplice, che impedisca l'affidamento di incarichi pubblici a tutti i Dirigenti, Funzionari, Dipendenti, andati in pensione. Né a titolo oneroso, né a titolo gratuito (Che poi, come tutti ben sanno, non è mai tale!).

-Sciocchezza di Stato n.10 - Dimissioni nel settore pubblico politico.
Nel settore politico quella delle dimissioni, annunciate, presentate, non presentate, da presentare, ritirate, rinnovellate, è diventato un vergognoso giochetto da bar sport.
La cultura delle Dimissioni è fatta di cose serie, etiche, morali, non di giochetti per ragazzini viziati, che sanno quello che vogliono, ma non lo dicono. O lo dicono raramente. Anche nel nostro Paese è necessario ripristinare di valore il concetto delle Dimissioni, anche per portare una ventata di aria pura nel mondo della Politica, non sempre considerato con la dovuta importanza.
E, allora, che fare? Semplice. Bisogna inserire nel nostro Ordinamento amministrativo una norma chiara e semplice  che preveda la irrevocabilità delle Dimissioni presentate (Quindi, immediatamente esecutive) da una qualsiasi funzione di rappresentanza pubblica, con l'impossibilità di proporre la ricandidatura per la funzione abbandonata e la ricandidatura di funzioni pubbliche analoghe nell'ambito della stessa struttura Istituzionale abbandonata. Tale seconda opzione servirebbe ad evitare l'opzione "Ferro" che prevede, per esempio la gestione di un Comune con l'aiuto del solito "Utile idiota", che seppur legalmente sindaco ha l'ufficio in un ripostiglio del Municipio, mentre la poltrona reale del Sindaco è occupata dal soggetto ... delegato. 
La figura dell'utile idiota, inventata dai politici di alto rango, come ben noto a chi lavora nell'ambito degli enti locali, serve ed è molto usata, in molti comuni di tutta Italia, quando bisogna tenere scaldata la poltrona al dittatore di turno (Ci sono di ogni colore. "Crupi", è un esempio noto) che ha già fatto due mandati e legalmente non può svolgerne un terzo di seguito, quindi svolge un "mandato sabbatico", in attesa di poter ritornare sul trono. 
In questo caso il legislatore, a mio parere, dovrebbe introdurre una norma chiara e semplice che inibisce (Vieta, senza fumose interpretazioni) lo svolgimento di oltre due mandati, della durata di circa cinque anni, svolti in modo continuo o discontinuo.
Ma, il Potere politico, a perfetta conoscenza di questi trucchetti di bassa lega, farà mai una normativa del genere per portare un poco di pulizia negli enti locali? Ho tanti dubbi. Anzi, penso di no.

VENDETTA

 Con il termine sostantivo vendetta si intende quel danno morale o materiale inflitto privatamente ad altri per pareggiare il danno o l'oltraggio subito, contravvenendo alle leggi e alle regole dello Stato.
E' da considerare come una forma  di giustizia privata, che il soggetto si auto-attribuisce, nascente dall'aggressività umana e dal forte desiderio di ristabilire una specie di riequilibrio con la controparte.
Da alcuni è considerata la giusta punizione, il castigo divino, per un grave torto subito.  Si dice che essa è più efficace se pianificata e messa in atto, a freddo, con lucidità e freddezza; mai con impeto, a caldo. La vendetta è un piatto che va servito freddo, si dice. 
Essa è legata al rancore, all'odio, al desiderio di rivalsa spesso sostenuto dal convincimento dell'incapacità dello Stato di assicurare alla Giustizia il colpevole del torto subito. Essa rappresenta un vero e proprio boccone avvelenato, solo apparentemente soddisfacente.  In vero, alla fine, essa non porta alla liberazione da quel senso di ingiustizia che colpisce il soggetto interessato, ma porta chi la insegue in uno stato di sofferenza, di ossessione, di autodistruzione.

La vendetta non è cosa che risarcisce del dolore subito, per esempio, per "il furto dei sogni" di un caro. Furto che ha portato esistenze di dolore, di miseria, di sofferenza inaudita. Né, tantomeno, chi ha messo in atto delirio nella mente e disperazione infinita nel cuore, può essere pagato con un semplice colpo di pistola sulla fronte. Sarebbe troppo semplice, quasi banale. Sarebbe come considerare equivalenti anni di sofferenza con pochi istanti di buio; quegli istanti di cui il criminale potrebbe aver bisogno, per rendere l'anima a Dio. 
Sarebbe una vera ingiustizia. 
La vendetta vera, per un grande, profondo, eterno, lento, dolore subito richiede, vuole, se possibile, un analogo dolore a quello che il criminale ha arrecato. 
Applicando il detto biblico (Che, forse, solo biblico non è, visto che esso era noto e applicato, in oriente, prima dell'evento cristiano) che vuole un "occhio per occhio", o un "dente per dente". Senza dimenticare che "l'odio è cieco, la collera è sorda e chi cerca vendetta rischia di bere una bevanda amara, avvelenata", specialmente se il vendicatore è povero e sprovveduto.