L'essere umano ha la forza di resistere alle avversità e, quindi, esistere fintantoché ha qualcosa in cui credere, ardentemente.
Nel momento in cui si convince (Indipendentemente dal fatto se è una cosa vera o falsa) che quel qualcosa/ qualcuno non ha più credibilità, allora, inevitabilmente, si lascia andare nell'anima e nel corpo.
In quel momento sopraggiunge la "malattia dell'abbandono". È il momento in cui la mente abbandona se stessa e, quindi, il corpo.
Per superare le difficoltà della vita l'uomo ha bisogno di credere, ardentemente, in qualcosa. Quel credere è la forza che fa mantenere in vita anche i ... morti.
L'assenza di credibilità spinge verso la sfiducia, verso l'abbandono, verso la morte.
La perdita di credibilità della politica, per esempio, porta i cittadini all'astensionismo elettorale e civico. Essi sono portati alla non partecipazione agli incontri pubblici, ove più che discutere e confrontare le diverse idee, spesso, si assiste a scontri dialettici di posizione.
Non credere in sé stessi, o sminuire le proprie capacità, significa ridurre significativamente le probabilità di successo in qualsiasi iniziativa lavorativa, affettiva o d'altro. Con la conseguente crescita del malumore e del pessimismo. Caratteristiche che tendono all'isolamento sociale.
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