Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

12 giugno 2013

IL MIO PRATO



Ancora una lirica, di quelle malinconiche, di Carlo A. PASCALE. Di quelle che ad ogni lettore, anche il più distratto, fa pensare alla propria vita, alle proprie emozioni, alle proprie sofferenze, passate e presenti, al proprio prato. Vibrante, romantica.

E’ vestito di duri sterpi il mio prato
Nel campo lungo del mio pensiero
E nella mia visione  s’addobba di alberi scabri.
Nella luce e nell’erba i miei sensi,
Negli odori più maturi..

Salto di corolla in corolla  sui fremiti lenti del vento
e piglio per lo spazio che non ha fine.
C’è  il fiato rotto dall’ansia,
in ciò che resta di un uomo.

Sono  il cavaliere del Graal che cerca il sangue del Golgota.
oltre il senno dell’uomo nel bruciore di sale e di aceto.

Il mio prato è dove cade il sudore delle mie tempie,
Dove s’infossano i piedi per mescolare la terra,
Dove succhiano radici  di vita e steli lanciati nel sole.
Il mio prato è dove batte il mio cuore e non sa le profonde ragioni.
Batte, Dio mio.

Il mio prato ha bisogno delle mie lacrime
quando il vento fa tremare la ceppaia morta  
e il sole annera le foglie.

Il mio prato è dove  ho piegato la testa per entrarvi,
dove c’è maestria d’usignolo nel  nido di seta .

Era  verde il mio prato come un mantello di re
Soffice come l’aria del mattino,
Dove soffia il vento del Sud
Africano  per patire.
L’altro prato è nascosto e si estende nella mia devozione.
E’ quello dove corro da anni cercandomi.

Il mio prato è quel fosso  di foglie rossastre che marciscono.
Nelle  mie lacrime.

Il mio prato è fremito  di coriandoli bianchi 
che han voglia di danzare nel vento.

di Carlo A. PASCALE

1 commento:

  1. Diceva Rousseau che ha creato la proprietà quell'uomo che fopo aver recintato un pezzo di terra abbia dettp: Questo terreno è mio. Sorgeva la proprietà privata con tutte le sue maledizioni. Ma cìè un prato che aòppartiene esckusivamente al singolo uomo. Quel prato l'uomo deve coltivare. A quel prato deve dedicare le sue cure. Di quel prato sarà chiamato adare conto. Quel prato è l'unicità della nostra vita.E allora, lo dico a tutti i lettori e in particolar modo ai più agffettuosi ed esigenti,spetta ad ognuno di noi identificare il proprio prato, amarlo, coltivarlo e metterlo a frutto nel migliore dei modi.In quel prato si coltiva essenziamente la vita, la nostra singola esistenza con il suo valore morale e4 sociale. Ma chi può mai giustificare il suo campo e affermare ce esso è bello e compiuto? Nessuno. Ed ecco allora che esso assume la qualità e la consistenza di un cumulo di coriandoli che danzano nel vento.
    Il poeta non fa altro che suggerire e suggestionare. Che aprire nuove strade e cercare nuovi oriozzonti.
    Un abbraccio a chi mi legge r soprattutto a chi legge la poesia e su di essa comincia a riflettere.
    UIn abbraccio
    Cafrlo Pascale

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