Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

5 ottobre 2011

E ORA BATTE



Ed ora batte il vento della sera
Alla porta che cigola di freddo
Da un varco di pietà lungo le scale
Penetra un raggio ancora, Entro.
Sento che la tua voce si tormenta
Impacciata al richiamo del perdono.
“Stai bene?” “Sto bene, ma non so
Se la credenza è piena come un tempo,
se il piatto è caldo, se il profumo
che corre sa di pane, se ride
il vino dentro la bottiglia.
Se puoi ascoltarmi che non so vederti”.

Dammi la mano. La tua mano d’ambra
Esperta di lavoro e di carezze.

Alza la voce santa a benedire
La voglia di sapere quale sono,
vieni tra le mie braccia ad ascoltarmi.

Mille peccati ho addosso, mille misfatti,
mille sere trascorse senza fede,
mille cadute, mille tradimenti,
ed una arsura come fuoco avvampa.

Lascia che batta il vento, che mi tocchi,
che dalle spaccature giunga un refolo.

Sono venuto. C’è il vino rosso
E il pane s’è indurito. Ma giù
C’è il mare. La valle. Le colline.
E un trancio leggerissimo di luna.


Suprema Lirica di Carlo Antonio PASCALE,
dedicata, dall'Autore, al titolare di questo blog

12 commenti:

  1. L'ho letta tre volte e sempre mi ha assalito una certa commozione, mi accade raramente. saluti

    RispondiElimina
  2. Si, una lirica splendida, musicale, che ti assorbe dalla prima parola fino all'ultima.

    RispondiElimina
  3. Questa lirica, di cui hanno parlato bene tre amici, sì è posta tra me e il mio destino come atto di amore e di passione. E' il figlio che ritorna,è la madre che lo aspetta, è il paese che lo chiama, è l'ansia che lo porta, è la dolcezza che prova a ritornare, a reinserirsi nei luoghi della sua crescita, della sua fanciullezza. La figura con la quale il protagonista dialoga è signora dell'attesa e del perdono. dell'accoglienza. La signora che sta sull'uscio di casa con le braccia aperte, con il cuore in mano, pronta come sempre a donare. Ma la figura che frigge di tenerezza è lui, il poeta-protagonista, i cui tempi di azione sono martellamenti di amore e gioia, compressi, calati nel profondo dell'anima, goduti con pianezza dell'essere. Lui è donazione totale, consapevolezza struggente della sua esistenza, lei è la signora della vita. Il grande spirito della vita, la consolatrice degli affanni, la ristoratrice delle cadute e delle prostrazioni. IL ritmo del componimento sa di dinamica fermezza, di accenti quasi sempre dolci ed affabili, di smarriemento amoroso, di riscoperta filiale della radice della vita.
    Ritornerò su questa poesia. Tanto da dire c'è ancora dentro di me, tanto ancopra mi par che meriti.
    Ringrazio ed abbraccio con sincera affettuosità chi sa leggere questa poesia, chi sa percorrerla, chi la fa sua. Nel suo nido pigolo come un implume.
    Carlo A. Pascale

    RispondiElimina
  4. Nera, sdolcinata questa lirica che gioca in modo mellifluo con i sentimenti più dolci dell'uomo. Sembra, si ha la percezione che (che) la poesia si regga su uno scleletro vecchio, che i versi non sanno ricoprire. Semmai palpita qualcosa, questo quid va cecato nel rimescolio dei momenti e dei sentimenti di questa lirica che si snoda su tempi indecifrati, su personaggi appena intuibili,su momenti di vita risaputi. Nulla di originale, nulla di edificante. Una larva umana la persona che aspetta, una figura supponente quella che arriva in una casa vecchia e forse abbandonata, quella che presume di conoscere, di essere aspettato, di portare amore, di riaccendere un TEMPO. Il tempo miracoloso e sempre vivo degli affetti che consolano e salvano.E poi che strana intelaiatura: si va dall'esterno all'interno e poi dall'interno, che ha parlato ed ha realizzato il suo scopo, di nuovo, all'esterno. Il ritmo sembrerebbe sincopato, smorzato, si direbbe goduto stilla a stilla, accendendo dentro di noi la voglia di annegare nella gioia ritrovata e rigoduta.
    Una poesia senza senso, perché adagiata su valori veri ed autentitici, mentre oggi non si ama più la verità, la luce del sole, l'abbraccio consolante e pacifico dei genitori e si odia il passato e non si crede più nel futuro. Dunque una poesia che predica valori smessi, situazioni inverosimili e struggenti. E' meglio che il poeta cambi mestiere. Poeta? Rimatore se mai dovessimo dargli una nazionalità. Un posto.
    L'ultimo banco con l'ultimo posto, quello riservato al ciuccio della classe. Un tempo, miei cari lettori, era proprio così. Non vi saluto.
    CAP

    RispondiElimina
  5. Sono il poeta della lirica di cui così malamente si discute. A mio parere è un buona lirica. Era una buona lirica almeno fino a quando un Anonimo non ha tirato fuori i veleni che albergavano in essa. Veleni da un velenoso. Da un uomo senza identità, che scrive con astio e scava con mortale iettanza. Costui a cui va il mio disprezzo per la durezza dei colpi non ha capito che la lirica di Pascale inizia con una congiunzione, una "E" che ha una funzione , quasi magica, quella cioé di legare tutto ciò che è stato, la sua lunga attesa, la sua fervida voglia di tornare, con i fervori e le emozioni e i valori e i doni che la poesia ha raccolto in sé rendendoli doni della vita, splendori degli affetti,pulsazioni di amore e dedizione verso la madre, la casa, i luoghi di un tempo e la voglia anche di quel tempo. Tutto si regge su quella congiunzione che segna il limite dove si acquieta ciò che è stato ed ha inizio l'ultima sublime offerta del figlio che è andato alla ricerca di sua madre, della felicità che da quella persona e da quella casa può giungergli. Dunque, mio caro denigratore, stupido e icapace,se non invidioso e astioso, cosa mai hai capito di questa mia lirica se non hai capito che il poeta è sempre, quando è veramente poeta, un anello di congiuzione tra ciò che tende a sparire e ciò che prende ad essere, salendo dal profondo dell'io? Ma anche quando potessi accettare i tuoi rilievi estetici e paradigmatici, come potrei accettare il fatto che mi hai posto all'ultimo banco, ricordandomi che quello era il banco del bambino ciuccio? Acquietati e rileggi la lirica senza alterigia. Fallo se vuoi essere un uomo. Fallo, dai!

    L'autore della poesia Carlo A, Pascale

    RispondiElimina
  6. Lirica piena di emozione e di calore.
    Un quadro di colori caldi. Ricorda con dolcezza la crescita, lo smarrimento, il ritorno in un posto sicuro dove si è stati bene dove c’è pace e ci rincuora. L’amore, il vero amore quello che perdona e accoglie, il silenzio che urla il suo bene. L’attesa non immobile ma lavorativa di chi ha tanto dato e tanto ricevuto. Tanta consapevolezza di radici che tengono saldi. La gioia della strada di sapere ovunque porti il cammino, c’è questa sorgente dove attingere. Beni che pochi hanno perché sfortunati o hanno poco dato o poco ricevuto e di conseguenza avranno poco. CB

    RispondiElimina
  7. Grazie, signor CB, chiunque tu sia. Che gioia provo quando capisco di aver dato a qualcuno qualcosa del mio mondo. Quando qualcuno legge e si propone. E' vero c'è in me " tanta consapevolezza di radici che tengono saldi". Radici per stare saldamente legati, sorgenti per attingere linfe vitali. Grazie.
    Carissimo CB mi va da pensare che un incidente letterario è un gran bene. Le menti cominciano a funzionare, a mettersi in moto, a scandigliare, a penetrare anche dove pensavamo di non poter giungere.
    Una poesia, questa mia poesia, che non voglio mai perdere di vista anche perché la ho dedicata a Mimmo Musolino, racchiude in sé tutte le sfaccettature necessarie per esegesi profonde e motivate. E' la poesia di chi si presenta al portone della sua casa e depone sullo scalino il suo amore e il suo bisogno di protezione. E' la poesia di chi porta in mano la potenza del perdono e la capacità di confessarsi e porgersi non diversamente dagli altri uomini. Con schiettezza ed umiltà. I due protaginisti hanno sullo sfondo una stanza non descritta e non richiamata, una dispensa, forse vuota, una tavola da riemopire, una bottiglia, il pane indurito. Tesori d'immenso valore, con i quali sono cresciuti oltre cinquantanni fa giovani provati e decisi a salire in alto.Eroi, piccoli eroi. Uomini del sacrificio. Della temperanza e della rassegnazione ad ogni durezza. Forti più dell'acciaio, mai disposti a fermarsi, aneli all'umanità piena e assoluta. E poi Lui si pone come lo sguardo che si posa su tutto in modo pacato, in modo deciso, in modo appassionato. Poesia anima dei grandi affetti e dei ripensamenti coraggiosi e fevidi. E' vero ,signor CB, in questa lirica ci sono beni ed aneliti sublimi. Era questa la mia intenzione: raggiungere gli altri, anche se pochi, anche se gli stessi.
    Un abbraccio

    L'autore

    RispondiElimina
  8. "Mille peccati ho addosso, mille misfatti,
    mille sere trascorse senza fede,
    mille cadute, mille tradimenti..."
    Ora sono miei questi versi e nessuno può dire: "Io li ho scritti e ne sono il padrone". E lo stesso autore, che conosco e leggo da quand'ero bambino, non me li può più sottrarre, perchè ormai mi appartengono, perchè ormai questi versi sono stati sciolti nel fiume dell'universo. Ed io ho già bevuto quell'acqua, io che mi sono sempre dissetato con i versi di Carlo Pascale. Bravo, maestro.

    RispondiElimina
  9. Ed io,semplice lettrice di questi versi,ospitati quì,in casa amica,cosa dovrei aggiungere,a commento,dopo aver letto tutto?
    Versi che parlano di attese pazienti,di ritorni improbabili,che parlano
    comunque il linguaggio dell'amore e della speranza .
    Spesso la poesia ha significati diversi,per ogni lettore,io l'ho letta così. Ciao Domus.

    RispondiElimina
  10. Oh,colui che mi chiama maestro! Quanto non mi commuove! Quanto non mi intenerisce! Talvolta è uno squarcio di nuvole a far brillare il cielo. E quello è un momento atteso e goduto da tutti. Chi ha scrito ha riportato i temi della confessione. Della sliricizzazione. Trascurando i versi della solenne permanenza che sono quelli dell'ultima parte della poesia. Lì avviene un radicamento, una immersione, una rigenerazione profonda e sottolilissima. Credo anche che non risulti banale e stantio il tema del dialogo tra le due anime, dove la tentazione della sopravvivenza e della pianezza memoriale si compie con commossa semplicità. Io ogni volta che leggo la lirina, ne esco stordito e commosso. Lei è là e aver tentato di parlarle, come in un ritorno della vita, mi è parso facile, doveroso, stupendo. Oh, che non accade quando "batte il vento della sera alla porta che cigola di freddo!".
    Non mi resta che aprire le braccia e celebrarvi nel caldo della mia amicizia! Un abbraccio.
    cap

    RispondiElimina
  11. Il calore del mio letto dopo un lungo viaggio
    Tra puzza di uova sode e traversine…
    Il solito caldo,odiato e tanto amato brodo di pollo
    e il dolce profumo delle arance e del vino.
    Quanto tempo del tuo tempo, tutto per noi,
    dopo che lui ti ha lasciata, ci ha lasciati…
    ..anche il fardello del suo amore
    Per farti vivere di ricordi – senza mai chiedere..
    Solo sorriderci.
    Anch’ io partivo e poi tornavo e.. mai ho dimenticato,
    l’odore salato di brezza di mare,
    e il calore della tua voce che mi raccontava
    tutto quello che era successo nel frattempo..

    RispondiElimina
  12. Lettrice favolosa, anima appassionata, ma lineare ed acuta. E pur non di meno il tuo ricordo, diciamo, non è poetico. E' concreto, quasi volgare e sporco. Ma è forse da castigare ciò che sa di stantio? Si vive sempre e di tutto, basta sapersi accontentare.
    E pur non di meno tutto ciò che è sottile, che si snoda come un rimprovero o che come tale viene parcepito, tutto ciò che è indecifrabile e tenuto dentro mi stimola e mi appasione.
    Detto ciò, questa poesia a mio parere va letta con attenta intelligenza, va assorbita, metabolizzata e goduta nel silenzio della nostra anima. Mi fermo sul paesaggio finale, dove il ritmo è martellato, allentato,fatto di fotogrammi, travasato negli occhi oltre che nel cuore e nella mente. Dove la geografia diventa storia dell'anima: Pulsazioni come battiti di vita: Come piccoli magici incanti. Come vibrazioni sinestetici di più valenze e di più voci. Di una trama sottile di colori.
    Un abbraccio al poeta.
    Il nonno di Hyde

    RispondiElimina