Siam fatti anche noi della sostanza di cui sono fatti i sogni e nello spazio di un sonno è racchiusa la nostra breve vita.(Shakespeare/Bacone)

E' l'ambiente in cui veniamo cresciuti a determinare le nostre inclinazioni e le nostre aspirazioni.

1 luglio 2010

L'esperienza dell'Altro

A proposito dell'esperienza dell'altro, riporto alcuni cenni su un personaggio che, in certi momenti (Non sempre) ha avuto una straordinaria Sensibilità nel proporsi, vestirsi, guardare dalla parte dell'altro. In certi casi egli ha saputo essere l'altro, come nessuno. Egli aveva una forte capacità di mimesi, di trasformazione, di metamorfosi (Con l'assistenza più o meno manifesta di Atena). Pur combattendo da leone, ha, sempre, preferito, preliminarmente, ragionare, riflettere con astuzia, ponendosi, alla fine di tutto, dalla parte dei vinti. I suoi vinti.
Sempre ha cercato di identificarsi con essi, con le sue vittime. Fortemente simbolica, in tal senso, è, per esempio, la circostanza del suo atteggiamento con la donna Troiana alla quale, in combattimento, ha ucciso il marito. Egli, nonostante tutto, ... si perde in lei. Capisce il suo pianto, la sua sofferenza, il suo dolore. In quel momento si rende conto che il pianto dei vinti è uguale al pianto dei vincitori. E' lo stesso pianto che accomuna Achille e Priamo. Il povero vecchio Priamo, con umiliazione, si butta ai piedi di Achille, dimostrando, così facendo, la sua saggezza, la sua forza interiore. Achille dopo aver annientato ed umiliato, con la sua forza il figlio di Priamo, si rende conto della potenza di quel vecchio uomo che piange ai suoi piedi, inerme. E, pensa a suo padre...
Vincitore e vinto entrambi, in modo diverso, ma allo stesso modo, piangono. Entrambi talmente potenti, non in forza fisica, ma in saggezza, in quel momento, sono capaci di riuscire, nonostante tutto, a porsi nei panni dell'altro. Il tutto per pervenire alla conclusione che tutti i padri sono gli stessi e, noi stessi siamo i nostri principali nemici.
Il ricordo delle cose molto belle porta con se le ... lacrime. Le stesse dei vinti.
E' appena il caso di rammentare che per il nostro NESSUNO l'identificazione con il dolore degli altri, certamente, non l'ha percepita, complice (Forse) Atena, quando ha scoperto la violazione, da parte dei Proci, della sua
Oikos, la cui sacralità non è messa, mai, in discussione. Nè da Atena, nè da Lui e nè da mè.

2 commenti:

  1. "il pianto dei vinti è uguale al pianto dei vincitori"-profonda considerazione,le lacrime non hanno uno stato specifico,una collocazione o classificazione,sono lacrime....
    Uniscono,creano complicità assurde,vittima e carnefice,vinto e vincitore.
    Un cordiale ciao.

    RispondiElimina
  2. Una delle cose più belle che abbia mai letto. Priamo è fortissimo nella sua debolezza, nel suo essere padre, nel suo sapere della vita. Ahille è fortissimo anche lui perché ha spezzato in sé la furia del guerriero ed ha edificato, abbracciando Priamo, l'uomo tenero xche sa aspettarsi il bene. Priamo che davanti all'arroganza dei greci conquistatori della sua città alza il braccio a scagliare contro i nemici un giavellotto che non riceve dal braccio del vecchio l'energia sufficiente a volare. Ma il gesto e la figura del vecchjioo re s'impromono nella nostra mente come parametri di condotta morale, come empiti di aggezxza, come spiritualità piena. Achille che alla fine resta il beccato, il vinto, nella corsa da una lentissima tataruga. A monte e a valle è sempre l'uomo che riempie i fossi per andare oltre.
    Carlo A.Pascale

    RispondiElimina